Parquet: l’impatto del Covid-19 sul settore
La Federazione Europea dell’industria del Parquet ha organizzato un tavolo con i 50 dei suoi membri e soci per fare il punto sugli effetti della pandemia nell’industria dei pavimenti in legno.
Ne è emerso che, nel periodo da marzo a maggio 2020, i paesi del sud, quali Italia e Spagna, ma anche Belgio e Francia, ovvero quelli più duramente colpiti all’inizio e che hanno subìto maggiori restrizioni, sono stati anche quelli che hanno risentito di più degli effetti nefasti della crisi sanitaria post-lockdown. In Germania e in Scandinavia, al contrario, le attività non si sono mai fermate del tutto e l’economia ha subìto contraccolpi più lievi. I paesi dell’Est sono quelli che hanno sentito meno le conseguenze dell’epidemia di Sars-Cov-2, fatta eccezione per la Russia, mercato ancora un po’ in burrasca. A discapito di quello che invece si pensava, i paesi asiatici stanno ripartendo bene.
Al netto di queste considerazioni, i membri FEP non prevedono un ritorno ai livelli pre-Covid in un breve periodo. Insomma, il Covid-19 ha dato uno schiaffo forte ai mercati e all’economia, compresa l’industria del parquet.
Oltre alla Federazione Europea dell’industria del Parquet, hanno partecipato al meeting anche esponenti dell’EOS, l’Organizzazione Europea dell’Industria delle Segherie. Mercato, quello della segheria, fortemente colpito dalla pandemia in un momento in cui era in forte crescita. Anche in questo caso, la geografia ha giocato un ruolo cruciale. Nord Europa e paesi germanofoni (Germania, Austria e Svizzera) sono rimaste a galla molto meglio delle segherie del resto d’Europa, soprattutto di quelle delle aree del sud. In particolare, le segherie focalizzare nei settori arredamento ed esportazione sono quelle più in sofferenza, a differenza di quelle che si concentrano sull’edilizia e sui mercati locali. Altre macro-categorie analizzate nel summit sono state legno duro e legno tenero (il primo è più in difficoltà rispetto al secondo) e fai-da-te e pallet, che sembrano invece reggere bene il colpo e anzi, migliorare.
Che conseguenze comporta, quindi, la crisi di Covid-19 nel mercato del parquet e delle segherie?
Le analisi dall’estero non sono incoraggianti nel breve periodo: i consumi sono fermi e la produzione è ferma. Ci si aspetta quindi un calo della stessa fino alla fine dell’anno in corso. Segnali positivi però possono arrivare nel lungo periodo, poiché il legno è sempre più ben visto e utilizzato come materiale da costruzione e ciò fa ben sperare per la ripresa dei consumi. Non dimentichiamoci che però il cambiamento climatico e il disboscamento hanno un ruolo chiave nell’approvvigionamento di questa preziosa materia prima.
Il mercato mondiale diminuirà, ottimisticamente, di circa il 10% nell’intero anno 2020 a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia (viaggi, flussi commerciali, turismo, interruzioni logistiche di ogni sorta, import/export ecc.). Nel lungo termine, sarà l’Unione Europea stessa a far riaprire piano piano i confini tra i paesi per rilanciare il commercio degli stati membri.
Che risposte dà l’Unione Europea per contrastare la crisi coronavirus a breve termine?
È evidente che la pandemia abbia preso tutti alla sprovvista e che non ci siano state misure coordinate. Attualmente, però, l’Unione Europea ha sbloccato centinaia di miliardi di euro per combattere l’emergenza sanitaria, mitigarne gli effetti negativi e scongiurare una seconda chiusura forzata, nonché aiutare direttamente gli Stati membri per migliorare le proprie misure di salute pubblica. Sicuramente, nel nuovo piano europeo, saranno presenti misure per un’economia più ecosostenibile, circolare e generalmente più favorevole ai prodotti green, come appunto il legno.
FEP, insieme ad altre associazioni europee forestali e di falegnameria, hanno chiesto all’UE un piano forte e strutturato per combattere il cambiamento climatico, in particolare per quel che concerne il mercato delle costruzioni.