STORIA DEL PARQUET: L’OTTOCENTO, I PARQUET INTARSIATI E QUELLI SFARZOSI IN RUSSIA
Era il 1796 quando Roubo stabilì che il vero parquet è quello per assemblage, ovvero quello in cui i pannelli sono preparato in bottega e poi posati. Ed è proprio a cavallo tra XVIII e XIX secolo che cominciarono a diffondersi svariati modi di posare il parquet, fino ad arrivare ai parquet intarsiati: ancora una volta, a dettare le mode erano i francesi. Come già vi abbiamo raccontato, uno dei più amati era il parquet Versailles, ispirato a quello, caratteristico, della Reggia. A Versailles, il pavimento di legno si presenta sia con la posa a spina di pesce – una giustapposizione di listelli della stessa misura con le teste appoggiate le une alle altre per formare un angolo di 45° – sia con la posa a quadrotte, formata da pannelli di legno preassemblati intrecciati tra loro a formare un motivo diagonale all’interno di una cornice chiamata quadrotto.
I PARQUET ALLA FRANCESE, SINONIMO DI ELEGANZA
In Francia, tra le modalità di posa del parquet diffuse a quel tempo, anche la posa Chantilly, con pannelli formati da 16 o 20 quadrati inseriti in un reticolo di elementi disposti in senso parallelo rispetto alla cornice del pannello; di uso comune era anche il parquet Soubise, in pratica uguale al Versailles ma composto solo da quattro quadrati centrali, e il parquet Aremberg, composto da 4 quadri centrali inseriti in una cornice quadrata inclinata di 45° rispetto a i bordi e contenuta a 45° nel pannello. Oggi, i pannelli Versailles, Chantilly, Aremberg sono genericamente detti pannelli alla francese: nel 1700 vissero il loro momento di maggiore diffusione. Quei pavimenti di legno caratterizzavano la maggior parte dei castelli e delle residenze di lusso dell’epoca. L’eleganza di questi pannelli e i contesti all’interno dei quali venivano posati hanno contribuito a fare del parquet un elemento decorativo caratterizzante gli stili classici francesi, a partire dagli stili di Luigi XIV, Luigi XV e Luigi XVI.
I PARQUET INTARSIATI
Dal XV secolo cominciano a diffondersi i parquet intarsiati, che raggiunsero altissimi livelli sotto Luigi XIV (re di Francia dal 1774 al 1792). Le tarsie, elemento decorativo, spesso venivano utilizzate per sottolineare l’importanza di alcuni spazi. Nella maggior parte dei casi si tratta di realizzazioni centrali: i rosoni sono tra i soggetti più diffusi. A seconda della loro posizione venivano posati i pannelli del parquet e di conseguenza scelto il mobilio. Le tarsie, pezzi unici, erano realizzate con legni di essenze diverse rispetto a quelle del pavimento in legno. Tra le essenze più diffuse per questi elementi decorativi, la quercia, l’acero, l’olmo, la radica d’olmo, l’ebano, il palissandro.
LO SFARZO DEI PARQUET DELL’ERMITAGE DI SAN PIETROBURGO
È nella Russia del 1800 che i parquet intarsiati raggiunsero il loro apice: un esempio su tutti, l’Ermitage di San Pietroburgo. Opere estremamente cariche, ricche, sontuose, lontane da chi, già allora, prediligeva un gusto più sobrio. Un esempio: nel Salone di San Giorgio, 800 metri quadrati, il parquet è composto da 16 tipi di legno e ripete con precisione il disegno del soffitto. In Francia, invece, a metà Ottocento, cominciarono a diffondersi i cosiddetti pannelli svizzeri: sotto Carlo X (re di Francia dal 1824 al 1830) e Napoleone III (Imperatore dei francesi tra 1852 e 1870) erano di moda questi pannelli di dimensioni variabili da 30 a 70 centimetri, diversi l’uno dall’altro ma complementari che, accostati a gruppi di 4, davano vita a disegni, decorazioni e sequenze geometriche.