Parquet e arredamento total white
«Il bianco è un mondo così alto rispetto a noi che quasi non ne avvertiamo il suono, è un nulla prima dell’origine» sosteneva il grande pittore russo Vasilij Kandinskij. Colore-non colore fondamentale per tutta la storia dell’arte, in realtà il bianco è arrivato molto tardi nell’ambito dell’architettura e del design, trainato dal modernismo di inizio ‘900 e poi dal minimalismo. Quella del cosiddetto total white è una tendenza ancora più recente, nata sul finire del XX secolo e ispirata allo stile scandinavo e a quello giapponese. Da diversi anni rientra tra le mode più discusse e praticate, grazie alla duttilità di un colore che si adatta a estetiche anche molto differenti tra loro: classica o contemporanea, shabby chic o industriale. Arredare un ambiente o un’intera casa puntando solo sul bianco, tuttavia, presenta diversi potenziali rischi, che si possono evitare soprattutto grazie al parquet. Ecco quindi qualche consiglio.
Pro e contro del total white
Il bianco dà luminosità, allarga gli spazi, regala la sensazione di maggior respiro e di libertà di movimento, offre l’impressione di pulizia e di ordine.
Ma i medesimi punti di forza possono benissimo trasformarsi in svantaggi. Una delle conseguenze sempre in agguato è l’effetto “scatola bianca” o “sala operatoria”: un gelido e asettico ambiente senza personalità.
La percezione di maggior pulizia e ordine, inoltre, ha un alto costo in termini di impegno: tenere costantemente lindo e organizzato è imperativo, altrimenti si produce l’effetto opposto: sciatteria e sozzeria. Un bianco non immacolato è un bianco sporco.
Per questo le ultime tendenze hanno proposto un’alternativa: il dominant white, che consiste nel accostare a una componente comunque dominante di bianco anche elementi di altre tonalità, in grado di spezzare la monocromia. In questo il parquet è un alleato fondamentale, perché permette di giocare su differenti toni — dal chiaro allo scuro — per far risaltare il bianco senza “appesantirlo”.
Quale bianco scegliere?
«Si fa presto a dire bianco, c’è quello raffinato e quello dozzinale, ogni sfumatura ha un suo carattere proprio» sostiene lo scrittore giapponese Haruki Murakami. E ci trova completamente d’accordo.
C’è il bianco ottico, riflettente e molto brillante. C’è il bianco latte che ha una punta di giallo, quindi è il più rilassante. O il bianco ghiaccio che tende all’argento e al grigio. E poi avorio, antico, zinco, fumo, fantasma, floreale, calce, gesso… La lista è potenzialmente lunghissima, ma tutti i tipi di bianco possono essere suddivisi in due famiglie principali. Sono quelle dei sottotoni caldi e dei sottotoni freddi.
La regola principale è non accostarle mai tra loro. Se si decide per tonalità calde, si deve percorrere quella strada. Idem per quelle fredde.
Per sapere che bianco scegliere è bene considerare la posizione della stanza e la quantità di luce che entra dalle finestre. L’orientamento di un ambiente influisce molto sulla percezione che se ne ha per uno spazio buio o piccolo è meglio puntare sul bianco ottico, che donerà luminosità e lo farà apparire più grande. La stessa sfumatura si presta anche a stanze rivolte a sud, che dunque hanno una dominante luminosa più accesa e giallastra.
Per luoghi rivolti a nord, invece, è preferibile usare tinte più tendenti al caldo, come il bianco latte.
Lo stesso in camera da letto, dove di base è richiesta un’atmosfera più rilassante.
Spezzare il bianco per rendere il total white un po’ meno “total”
Scegliere il bianco sia per le pareti che il pavimento può essere un azzardo, ma se si creano stacchi di colore — magari utilizzando mensole, piante, bottiglie colorate, soprammobili, libri e accessori in materiali e colori diversi — si scongiurerà il già citato effetto da sala operatoria.
L’idea è mixare materiali e pattern, con l’aggiunta di qualche accento in tinte differenti. Creare delle linee con arredi e complementi, come fossero disegni su un foglio bianco.
La scelta del parquet in un arredamento total white o dominant white
Come abbiamo visto, il legno è il materiale più adatto per “riscaldare” l’atmosfera, aspetto più che mai necessario quando la componente bianca del resto della stanza è predominante.
La scelta dell’essenza e della finitura dipende da molti fattori.
Un parquet scuro, ad esempio, offrirà il contrasto adeguato a far risaltare il candore delle pareti e dei mobili, alleggerendone però l’impatto per evitare l’effetto “scatola”.
I toni intermedi, dal crema al miele, creeranno dinamicità lasciando inalterata la sensazione di luminosità e spaziosità.
Un pavimento in legno sbiancato, invece, va equilibrato con arredi in legno naturale, tappeti ed elementi colorati (quadri, cuscini, tappezzerie, soprammobili).
Il parquet lo si può usare anche in bagno o in cucina: l’importante è prendersene sempre la massima cura, grazie ai tanti prodotti della linea Solid di Renner Italia.
I colori da evitare con il total white e il dominant white
Se prima abbiamo consigliato di “spezzare” il bianco con elementi in legno naturale o colorati, è anche vero che bisogna fare estrema attenzione alle scelte cromatiche.
Gli elementi metallizzati, ad esempio, se non usati con parsimonia, rischiano di amplificare ulteriormente la componente accecante e abbagliante. Il troppo — come sempre — stroppia. L’equilibrio, in ambienti dominati dal bianco, è questione di dettagli e piccole dosi.
Lo stesso vale con i colori troppo accesi o “pop”, come il verde lime, il fucsia o l’azzurro. Piccoli tocchi vanno bene, ma senza esagerare.
Mantenere la pulizia e l’ordine
Dagli scaffali fino ai soprammobili, dalle pareti fino al pavimento, pulizia e ordine sono fondamentali. Perché anche un macchiolina o un angolo pieno di polvere, sul bianco, tendono a risaltare.
Una piccola manutenzione quotidiana, laddove necessario, è quindi importante. Per quanto riguarda il parquet, consigliamo l’uso di un prodotto specifico come SolidClean. È un detergente a ridotto contenuto di solventi, che ha una formulazione all’acqua e non è nocivo per la salute.