Mendeleev: 8 curiosità sull’ideatore della tavola periodica degli elementi
Un grande famiglia, un caratteraccio, una fabbrica che andò a fuoco, poi 2500 chilometri a cavallo dalla Siberia e una grande scoperta fatta (forse) grazie a un sogno. La tumultuosa vita del chimico russo Dmitrij Ivanovič Mendeleev in 8 punti.
Mendeleev era siberiano
Quello che anni dopo sarebbe diventato lo scienziato capace di dare per la prima volta delle basi solide alla chimica, nacque nel 1834 a Tobol’sk, storica capitale della Siberia occidentale.
Fondata nel 1590 da un gruppo di cosacchi, la città oggi ha 100.000 abitanti ma all’epoca di Mendeleev non arrivavano a 20.000.
Tobol’sk era anche una delle più gettonate destinazioni per chi veniva “mandato in esilio in Siberia” (espressione usata ancora oggi) dagli zar. Lì venne esiliato anche l’ultimo zar di Russia, Nicola II, nel 1917.
Mendeleev aveva una famiglia numerosissima
Non ci sono informazioni assolutamente certe sull’esatto numero di fratelli e sorelle che ebbe il chimico. Pare fosse l’ultimo di quattordici figli ma alcuni storici propendono per diciassette. Ciò che è certo è che Dmitrij Ivanovič Mendeleev era il più giovane.
La famiglia, inizialmente abbastanza agiata, fu funestata dalla sfortuna: quando il futuro scienziato nacque, suo padre, Ivan Pavlovič Mendeleev, direttore di una scuola, cominciò a perdere la vista e in breve diventò cieco. Non potendo vivere con la sola sua pensione, la moglie, Maria Dimitrievna Mendeleeva si rimboccò le maniche e lavorò a capo di una fabbrica di vetro che era appartenuta a suo fratello. La diresse per anni, finché, quando Dmitrij era appena tredicenne un incendio distrusse l’intero stabilimento, riducendo l’intera famiglia sul lastrico.
L’università di Mosca non accettò Mendeleev
Essendo Dmitrij il più sveglio e intelligente tra i fratelli, la madre decise di puntare su di lui e di portarlo a Mosca per farlo studiare nella migliore università del paese. I due viaggiarono insieme per quasi 2500 chilometri, attraverso le steppe e le montagne, a cavallo e con mezzi di fortuna.
Una volta arrivati a destinazione, però, l’università lo rifiutò per via della sua origine siberiana. La signora Maria decise così di puntare verso San Pietroburgo. Insieme al figlio percorse altri 500 chilometri e lo fece iscrivere nella stessa università che un tempo aveva frequentato anche il marito. Fece appena in tempo a vederlo immatricolarsi che, poco dopo, la donna morì.
Mendeleev si faceva tagliare barba e capelli solo una volta l’anno
Nel 1863, tredici anni dopo il suo arrivo a San Pietroburgo, divenne professore presso l’Istituto Tecnologico di San Pietroburgo e all’Università Statale di San Pietroburgo.
Era particolarmente celebre tra gli studenti, soprattutto per il suo aspetto eccentrico, dovuto ai lunghi capelli e alla barba incolta, che notoriamente si faceva tagliare solo una volta all’anno. Non rinunciò a questa sua bizzarra abitudine nemmeno quando fu ricevuto a corte dallo zar.
Mendeleev fu tecnicamente bigamo
Lo scienziato ebbe due mogli. La prima, Feozva Nikitichna Leshcheva, di otto anni più anziana di lui, la sposò nel 1862. Ebbero due figli ma il rapporto si esaurì presto e Dmitrij e Feozva si separarono di comune accordo. Il divorzio ufficiale, però, arrivò molto tempo dopo.
Nel 1876 Mendeleev si innamorò di una giovane donna, Anna Ivanova Popova. Le propose di sposarla nel 1881 ma per le regole della chiesa ortodossa dovevano passare sette anni tra un divorzio e il nuovo matrimonio. Lo scienziato dovette quindi pagare profumatamente un prete disponibile a celebrare la cerimonia.
Dmitrij e Anna ebbero quattro figli.
Mendeleev ebbe in sogno l’idea della tavola periodica degli elementi
Per anni gli scienziati cercarono dei metodi per inserire in uno schema ordinato tutti gli elementi chimici scoperti.
Mendeleev fu il primo a riuscirci e la sua tavola periodica, resa pubblica per la prima volta nel 1869, è stata riconosciuta come uno degli schemi organizzativi più eleganti mai concepiti. Ancora oggi è alla base della chimica.
L’origine della scoperta è avvolta nel mito. Scrive il neurologo Oliver Sacks nel suo memoir Il fiume della coscienza: «Si racconta che Mendeleev, il grande chimico russo, abbia visualizzato la tavola periodica in sogno, e che al suo risveglio l’abbia appuntata immediatamente su una busta. La busta esiste: l’episodio, tutto sommato, potrebbe essere vero. La storia dà tuttavia l’impressione che quel colpo di genio sia arrivato dal nulla, mentre in realtà Mendeleev rifletteva sull’argomento, in modo conscio e inconscio, da almeno nove anni, cioè dai tempi del congresso di Karlsruhe, nel 1860».
Più probabilmente la tavola periodica nacque grazie a un mazzo di carte
Il problema dell’organizzazione degli elementi si basava sull’unire due metodi fino ad allora usati: raggrupparli in base al peso atomico oppure in base alle proprietà (ad esempio gas o metalli).
Mendeleev si disegnò un mazzo di carte in cui scrisse entrambi i valori e si ispirò al classico solitario in cui si devono riordinare le carte in base al seme (in riga) e al numero (in colonna).
Il mazzo lo portava sempre con sé a faceva quello che lui chiamava “il solitario chimico”.
Mendeleev aveva un gran caratteraccio
Noto per le sue ferme prese di posizione, si attirò le antipatie delle élite per la sua decisione di appoggiare le proteste studentesche (per questa ragione nel 1890 si dimise dal suo incarico universitario).
Sottolinea il giornalista e saggista Bill Bryson nel suo Breve storia di (quasi) tutto: «Invecchiando, divenne sempre più eccentrico e difficile (si rifiutò di accettare l’esistenza delle radiazioni, dell’elettrone e di ogni altra novità). Passò gli ultimi tempi tuonando irato in tutti i laboratori e le sale di conferenze d’Europa. Nel 1955 l’elemento 101 fu chiamato Mendelevio in suo onore. “E giustamente” fa notare Paul Strathern “si tratta di un elemento instabile”».