Il ritorno del linoleum
Nato quasi due secoli fa, dopo un periodo d’oro il linoleum era quasi scomparso (tranne che negli edifici pubblici) ma oggi sta ritornando in voga, apprezzato da architetti e decoratori. Meglio però evitare quello effetto-parquet.
Indice
Che cos’è il linoleum
Nonostante sia spesso confuso con materiali artificiali, il linoleum è un tipo di pavimentazione che si ottiene da sostanze naturali. Tra queste l’olio di lino, che dà il nome al prodotto.
A inventarlo e brevettarlo, nel 1863, fu il fabbricante e inventore britannico Frederick Edward Walton. Walton in realtà migliorò un’invenzione precedente. Pochi anni prima, infatti, nel 1851 il connazionale Elijah Galloway brevettò un rivestimento composto da una miscela colorata di caucciù e polvere di sughero, applicata su un supporto di tela. Lo chiamò Kamptulicon. Il problema, con il processo di Galloway, era che all’epoca iniziò a diffondersi anche la vulcanizzazione della gomma, inventata da Charles Goodyear (sì, quello degli pneumatici). Questo portò i prezzi della gomma alle stelle.
L’intuizione di Walton fu di sostituire il caucciù con l’olio di lino. Ebbe l’idea qualche anno prima del brevetto, nel 1855, quando si accorse per caso che dell’olio di lino si era solidificato su una lattina di vernice creando una pelle gommosa. Il primo nome che diede alla sua scoperta fu Kampticon, ma poi decise di optare per linoleum.
Quando il materiale iniziò a suscitare attenzioni e curiosità, Walton aprì una fabbrica nei pressi di Londra, la Linoleum Manufacturing Company Ltd. Qualche anno dopo si spostò negli Stati Uniti e fondò la American Linoleum Manufacturing Company.
Nel frattempo molti altri produttori si erano affacciati al mercato del linoleum, migliorandone la “ricetta”, che oggi è perlopiù costituita da farina di legno, farina di sughero e pigmenti coloranti calandrati su un tessuto di juta naturale, oltre ovviamente all’olio di lino.
La diffusione in tutto il mondo
Dall’epoca della sua invenzione, il linoleum visse un periodo d’oro fino a dopo la metà del ‘900. Veniva utilizzato soprattutto negli spazi pubblici, per via della sua resistenza al calpestio e la facilità di installazione e pulizia. Inoltre si poteva averlo di ogni colore e con una miriade di pattern differenti.
Negli ambienti domestici, il suo luogo d’elezione erano le cucine, essendo resistente all’acqua e, appunto, igienico. Inoltre la sua “gommosità” permetteva spesso di evitare spiacevoli danni in caso di caduta di piatti e bicchieri.
Quando iniziò a essere soppiantato da altri materiali, il linoleum sopravvisse in uffici, scuole, ospedali e palestre.
Per un certo periodo anche i ponti delle navi da guerra venivano ricoperti con uno speciale linoleum più spesso, che però iniziò a essere abbandonato dopo l’attacco di Pearl Harbor, dove dimostrò di essere troppo infiammabile.
Tra gli anni ’60 e gli anni ’80 si diffuse una pavimentazione comunemente chiamata linoleum amianto, che oggi sappiamo essere molto pericoloso. In realtà non si trattava davvero di linoleum ma di vinile.
Dai rotoli di linoleum è nata anche la tecnica artistica chiamata linoleografia. Cominciò a essere praticata agli inizi del ‘900, quando gli artisti si accorsero che tale materiale era assai più facile da tagliare e incidere rispetto al legno.
Il ritorno del linoleum
Come per la moquette, il ciclo delle mode ha riportato in auge anche il linoleum.
Architetti e designer, oggi, ne apprezzano la composizione naturale e la sostenibilità, oltre alle grandi possibilità che offre a livello estetico.
A differenza del passato, tuttavia, attualmente non ci si orienta più nel rivestire interi ambienti ma nel creare delle aree all’interno delle stanze, o per separare visivamente gli anditi dal resto dei vani, affiancandolo a pavimenti di altri materiali, tra cui il parquet.
Alcuni decoratori di interni stanno persino proponendolo “in verticale”, andando a ricoprire armadi e pareti.
L’orrore: il linoleum effetto-parquet
Con il linoleum si possono ottenere rotoli e piastrelle di ogni colore e motivo possibile. Compreso l’effetto-legno, che viene proposto in sostituzione del più costoso parquet.
Lungi da noi disprezzare le ottime caratteristiche di resilienza ed ecosostenibilità del materiale inventato da Walton, ma perché usarlo per simulare ciò che non è?
Il legno è il legno: unico, vivo, insostituibile e inimitabile, da curare con amore usando i prodotti giusti, come quelli della gamma Solid di Renner Italia.
Le due pavimentazioni possono benissimo convivere le une accanto alle altre, ciascuna coi suoi pregi.