Il parquet in jatobà
Ogni essenza del legno ha le proprie caratteristiche, che la rende più o meno adatta a particolari ambienti e usi, soprattutto per quanto riguarda i pavimenti.
Oggi scopriamo il parquet in jatobà
Indice
Da dove viene il parquet in jatobà
Originaria del Brasile, la pianta di jatobà cresce in tutta l’America centrale e meridionale. Il nome scientifico è Hymenaea courbaril ed è conosciuta anche come ciliegio brasiliano e ciliegio sudamericano sebbene non si tratti assolutamente di un ciliegio. Appartiene invece alla famiglia delle Fabaceae, come altre essenze di cui abbiamo già parlato: (acacia, palissandro, doussié, wengé, ovangkol).
Può raggiungere i 30 metri di altezza. L’alburno è giallastro o grigio chiaro, mentre il durame è rossastro, aranciato quasi color salmone, ma può essere anche bruno. Ha venature più scure, a contrasto, che possono arrivare al nero e, con il passare del tempo possono, virare al rosso. Questa caratteristica rende lo jatobà estremamente apprezzato per la profondità e l’intensità dei contrasti.
Il parquet che se ne ricava è caratterizzato da elementi anche molto diversi tra loro per tonalità, e i contrasti cromatici si accentuano con il passare del tempo per via dell’ossidazione.
Come viene utilizzato il legno di jatobà
Oltre che per il parquet, il legno di jatobà è adoperato anche per scale e infissi. Essendo molto resistente e sopportando bene umidità e agenti atmosferici, è impiegato per il decking, i mobili da esterno, l’industria navale, le traversine ferroviarie e, in generale, le strutture all’aperto.
La pianta, inoltre, produce dei frutti commestibili che presentano una spessa buccia scura e una polpa molto dolce. Un tempo questi frutti erano preponderanti nell’alimentazione di alcune tribù indigene del Sudamerica. Potevano essere mangiati crudi, ma era soprattutto la farina ad essere fondamentale per pane, zuppe, porridge e bevande.
Dall’albero di jatobà si ricava infine una resina arancione, chiamata animé. La si estrae praticando delle incisioni sulla corteccia. È morbida e appiccicosa, e nella medicina tradizionale tribale si utilizzava per problemi e malattie legate ai polmoni. Oggi si usa per produrre incensi, visto che scaldata rilascia un ottimo profumo.
I pregi del parquet in jatobà
- È un legno molto stabile. Ideale per ambienti ad alto calpestio.
- Ha una buona durabilità.
- È resistente alle termiti e alla maggior parte degli altri insetti.
- Resiste all’umidità. Può essere posto anche all’esterno come decking.
I difetti
- È un legno molto duro e può scheggiarsi se subisce forti colpi.
- Il cambio di colore, per via dell’ossidazione, tende un po’ a scurirlo.
Qualche consiglio per far durare a lungo il proprio parquet in jatobà
Occorre distinguere tra parquet per uso interno ed esterno (decking).
Trattandosi di un legno molto resistente all’umidità e al calpestio, consigliamo una finitura a olio.
Nella gamma Solid di Renner Italia ci sono diversi tipi di impregnanti, tutti quanti a base di oli-uretanizzati, a ridottissimo contenuto di solventi e privi di sostanze problematiche per la salute e per l’ambiente. Presentano inoltre speciali filtri UV, particolarmente utili nel caso dello jatobà, che, come abbiamo visto, risente molto dell’ossidazione.
- Per un effetto opaco c’è SolidOil, che è indicato per tutti i tipi di legno.
- Se si vuole un effetto lucido ecco il SolidOilLux, che dà un effetto brillante al parquet.
- Per il decking, infine, c’è SoliDeck, appositamente formulato per i parquet da esterno. Fornisce al legno una maggiore idrorepellenza e resistenza al calpestio.
La corretta manutenzione quotidiana, invece, andrà svolta con normali scope, panni catturapolvere o stracci di lana. In caso di sporco si potrà adoperare (sia per interno che per esterno) il detergente neutro SolidClean, appositamente formulato per il parquet.