I piallatori di parquet: storia di un quadro
Siamo abituati a immaginare l’arte impressionista come a tele piene di pennellate di colore intenso per rappresentare la natura (vedi le celebri ninfee di Monet) o scene di vita urbana. Dalle rive delle Senna alle osterie di Parigi, dai paesaggi di Cézanne alle ballerine di Degas. Ma l’impressionismo non fu “solo” questo. C’è un pittore, in particolare, che fu tra i primi a inaugurare una tematica che fino a quel momento non aveva ancora avuto l’onore di diventare il soggetto di un quadro. La tematica è quella del proletariato urbano e il pittore è Gustave Caillebotte. L’artista è infatti autore di un capolavoro come Raboteurs de parquet, da noi conosciuto come I piallatori di parquet.
Si tratta di un’opera molto interessante, dove l’impressionismo si fonde col realismo e mostra anche un pezzo di storia del parquet.
Indice
Chi era Gustave Caillebotte
Nato a Parigi il 19 agosto del 1848 da una famiglia di ricchi commercianti, Caillebotte sviluppò una passione per l’arte fin da giovane età. Il padre, Martial, era un imprenditore tessile e un giudice, e regalò al figlio un’infanzia spensierata, vissuta tra una lussuosa casa nel centro di Parigi e una enorme tenuta di campagna (qui sopra la vediamo com’è oggi) situata a Yerres, poco fuori dalla capitale, dove la famiglia Caillebotte passava le estati.
Laureatosi in legge nel 1869, desiderava intraprendere la carriera di avvocato, ma lo scoppio della guerra franco-prussiana del 1870 mise temporaneamente in stallo ogni suo sogno per il futuro. Fu richiamato alle armi e combatté sul fronte. Al suo ritorno a casa, nel 1871, le sue prospettive erano cambiate: mise da parte la giurisprudenza e si dedicò piuttosto alle proprie passioni, tra cui lo studio dell’ingegneria navale, dell’orticoltura e della pittura.
Allievo di Léon Bonnat (che fu maestro anche di Manet, di Braque e di Toulouse-Lautrec, solo per citarne alcuni) iniziò a frequentare la scena artistica parigina, che di lì a poco avrebbe dato vita al movimento impressionista.
Nel 1874, alla morte del padre, ereditò un patrimonio, che gli permise di non preoccuparsi più del proprio sostentamento e di lanciarsi nella sua attività di artista. Grazie al denaro, fu pure uno dei più grandi mecenati dei suoi amici impressionisti. È stato anche per merito suo, quindi, che questa oggi amatissima corrente artistica riuscì a svilupparsi.
Caillebotte rimase uno dei punti di riferimento della scena artistica parigina fino al 1882, quando iniziò a perdere interesse per l’arte e a dedicarsi al giardinaggio.
Morì nel 1894, a soli 45 anni, a causa di una congestione polmonare.
La genesi de “I piallatori di parquet”
Caillebotte aveva una formazione accademica e, a differenza di molti dei pittori impressionisti del periodo, che improvvisavano sulla tela, lui preferiva affidarsi ai disegni preparatori, sacrificando l’impeto del momento sull’altare di un maggiore realismo.
Il quadro I piallatori di parquet lo completò nel 1875, dipingendo tre operai a torso nudo che piallano, appunto, il parquet di una stanza dall’aspetto piuttosto lussuoso. Da una finestra aperta, con una ringhiera in ferro battuto riccamente lavorata, entra la luce che illumina la scena.
Non è chiaro di che appartamento si tratti. Forse è quello in cui viveva il pittore all’epoca. Probabilmente si trovava in una zona cittadina molto agiata, una di quelle nate pochi anni prima, durante il completo rinnovamento urbanistico della città, a opera di Georges Eugène Haussmann.
I tre operai, che hanno una bottiglia di vino a portata di mano, stanno lavorando duramente. All’epoca, infatti, la cosiddetta lamatura del parquet era un’operazione molto lunga e faticosa. Assai più complessa dell’odierna levigatura, necessaria per eliminare graffi, macchie e vecchi strati di finitura, prima di passare la nuova finitura.
Chissà che avrebbero detto quei tre lavoratori se avessero potuto conoscere le tecnologie attuali, e prodotti come quelli della gamma Solid di Renner Italia?
Comunque sia, Caillebotte, soddisfatto della sua opera, decise di presentarla al Salon. Era quella, dopotutto, la più importante esposizione artistica della Parigi dell’epoca. Il quadro venne però rifiutato perché considerato “volgare”. Forse non venne apprezzato il soggetto — quel proletariato urbano fino a quel momento snobbato dall’arte. Oppure osteggiarono il modo crudo di rappresentarlo. La prospettiva, molto insolita per il periodo, era infatti chiaramente ispirata alla fotografia, un’arte che in quegli anni era ancora malvista nel mondo delle arti visive.
L’artista decise quindi di portare l’opera alla seconda mostra degli impressionisti. Qui molti la giudicarono positivamente, ma quasi altrettanti la criticarono.
È solo dagli anni ’50 del ‘900 che sia il quadro sia l’intero percorso artistico di Caillebotte hanno iniziato a essere rivalutati come meritano. “I piallatori” sono ora giustamente considerati come uno dei capolavori dell’800.
Il quadro al Musée d’Orsay di Parigi
Oggi l’opera è esposta nello splendido Musée d’Orsay di Parigi. Lo si può trovare al piano superiore del museo — che consigliamo di visitare perché la struttura in sé è un capolavoro. Un tempo era una stazione ferroviaria, e a progettare la disposizione degli spazi interni e i percorsi espositivi del museo fu la celebre architetta italiana Gae Aulenti.
Per chi non ha in programma un viaggio a Parigi nei prossimi mesi, c’è comunque modo di ammirare la tela online su Google Street View. Non è esattamente come stare lì, ma quasi!