LA STORIA DEL PARQUET: L’EPOCA ROMANA E LE PRIME GEOMETRIE DI POSA DEI PAVIMENTI
Le prime geometrie di posa del parquet? In epoca romana. Furono i romani i primi a studiare l’aspetto scenico e artistico del parquet, smussando e preformando le tavole in varie dimensioni.
LA POSA A SPINA DI PESCE
Risalgono, infatti, al primo secolo a.C. le prime testimonianze di quella che, anni dopo, prenderà il nome di posa a spina di pesce. Come si ottiene la spina di pesce? Posizionando elementi di forma rettangolare di uguali dimensioni in file parallele a 90° tra loro, in modo che la testa di uno combaci con il fianco dell’altro. Una volta completato, il parquet ricorderà la spina centrale del pesce, prendendone così il nome. Ed è sempre in epoca romana che si cominciò a sperimentare, alla ricerca delle tecniche migliori per contrastare l’umidità.
IL PARQUET BRITANNICO
Come noto, fu sotto l’imperatore Traiano (regnante dal 98 al 117 d.C.), che l’Impero Romano raggiunse la sua massima espansione territoriale. La Britannia – l’attuale Inghilterra meridionale – era una provincia romana, e proprio in Inghilterra sono stati rinvenuti pavimenti formati da risalenti a quel tempo. Erano composti da piccoli pilastri in pietra che sostenevano i tavolati in modo da permettere il passaggio dell’aria e limitare quindi i problemi legati all’umidità del suolo.
LE CASE DI LEGNO DEI ROMANI E IL RISCHIO DI INCENDI
Nelle case dei romani – fossero domus, per i più ricchi, o insulae, per i meno abbienti – il legno era ovunque. Nelle insulae erano di legno le scale, i soppalchi, i balconi. Le insulae si sviluppavano – troppo, come spiegavano gli storici di quel tempo – in altezza: il legno veniva usato per alleggerire le strutture, le travi per sostenere i pavimenti. I crolli, di conseguenza, erano frequenti, così come gli incendi – non si dimentichi che spesso i vicoli erano molto stretti, favorendo la propagazione delle fiamme. Sebbene già a quei tempi Roma disponesse di un corpo di pompieri e vigili, gli incendi erano all’ordine del giorno.
LE CASE RICCHE DI LEGNO
Nelle ricche domus erano di legno anche i letti, legno lavorato o pregiato che, lucidati, emanavano tanti colori come le piume di un pavone (e infatti erano chiamati lecti pavonini). Erano di legno i tavoli e le cassapanche utilizzate a mo’ di armadio; i battenti che chiudevano le finestre; le decorazioni alle pareti e le porte, a due battenti con grosse borchie in bronzo. Erano di legno i 3 letti della sala pranzo (triclinium, su cui i romani si stendevano durante i banchetti; erano di legno i soffitti, adornati con sculture in legno.
LA CASA AD AMBA ARADAM
Quasi due anni fa, gli scavi per la realizzazione della metro C di Roma, in corrispondenza della futura fermata Amba Aradam-Ipponio, riportarono alla luce una casa in legno. Nello specifico di stratta di due vani di un edificio ligneo, probabilmente sempre di età traianea, rimasti carbonizzati dopo un incendio che lo ha distrutto, di fatto pietrificandone parte della struttura. A detta della direttrice dello scavo, l’archeologa Simona Morretta, «Solai simili sono stati ritrovati solamente in condizioni eccezionali, cioè a Ercolano e a Pompei». Il solaio con l’incendio è crollato con il pavimento a mosaico soprastante e l’intonaco del soffitto sottostante: si sono conservati i travetti di legno rettangolari a cui erano attaccate le canne che permettevano il fissaggio degli intonaci al solaio e alle pareti, e sono emerse anche parti riferibili alla struttura portante del solaio ligneo, la contignatio descritta da Vitruvio: una trave che conserva gli incassi per l’inserzione dei travetti trasversali e una grossa chiodatura in ferro. L’immagine è presa dal sito di Metro C S.C.p.A., la società di progetto impegnata nella realizzazione della Linea C della Metropolitana di Roma.