Ecopsicologia, una nuova scienza evidenzia il nostro legame con il pianeta
L’uomo è parte integrante dell’ambiente il suo benessere è legato a quello della natura: il contributo dell’ecopsicologia
Oggi nel nostra rubrica “Passi di Natura” ci occupiamo di ecopsicologia, perché fatalmente attratti dall’area di pertinenza di questa disciplina, abbiamo deciso di approfondirne il significato. Nel quadro degli studi che hanno come prerogativa la ricerca di un contatto più autentico e profondo dell’uomo con il mondo naturale, trova posto anche l’ecopsicologia.
Si tratta di un neonato filone di ricerca che ha fatto capolino nel panorama degli studi moderni agli inizi degli anni ’90 negli Stati Uniti. Facendo propri metodi e concetti della psicologia da un lato e dell’ecologia dall’altro, l’obiettivo di questa disciplina è mettere in luce la correlazione fra l‘equilibrio individuale inteso come benessere complessivo della persona e le condizioni dell’ambiente naturale.
La diffusione di questi studi partiti dalla California, oggi vede la presenza di diversi master Universitari e di un nutrito numero di Associazioni che riuniscono e coordinano i professionisti del settore. Inizialmente più nota negli Stati Uniti, in Canada e nei paesi di lingua anglosassone specialmente grazie all’attività del primo network internazionale del settore l’ICE, International Community of Ecopsychology è in forte crescita nel mondo anche in virtù della massiccia opera di diffusione di questi studi ad opera della IES – International Ecopsychology Society e delle sue 12 rappresentanze.
Le basi dell’ecopsicologia
Le prime mosse di quello che sarebbe poi diventato un vero e proprio filone di studio prendono il via dall’ipotesi di una correlazione fra disagio umano e degrado ambientale.
Più nel dettaglio l’acutizzarsi di una serie di comportamenti devianti, sintomo di una sofferenza individuale e sociale sembra aver seguito la parabola dell’urbanizzazione contemporanea che ha tranciato di netto il legame con abitudini e stili di vita tradizionali.In questo contesto, l’ecopsicologia propone una visione dell’individuo e del mondo naturale come entità fortemente correlate, ponendo l’accento su quanto il contributo dell’uno sull’altro possa essere determinante per affrontare le tematiche più attuali.
L’equilibrio e la serenità dell’uomo, parte integrante dei processi evolutivi che hanno determinato l’ecosistema terrestre, è fortemente condizionato dalla qualità dell’ambiente stesso. Il profondo distacco dalla terra, la lontananza dalla natura che negli ultimi decenni è diventata sostanziale, secondo questa disciplina, si è tradotta a livello umano ed emotivo in un profondo senso di solitudine della persona. Uno smarrimento che troverebbe riscontro nella crisi dei valori e nei diffusi fenomeni di disagio sociale. L’uomo non può essere in equilibrio e in una condizione di benessere se il mondo naturale di cui è parte integrante, non è anch’esso sano e in equilibrio.
L’approccio pratico della disciplina
Sulle persone l’ecopsicologia lavora incoraggiando un ritorno al contatto diretto e profondo con la natura. Attraverso questo canale consente all’individuo di scoprire aspetti di se stesso poco esplorati specie in merito al profondo legame che ci unisce al nostro pianeta e alla possibilità di nutrire questo rapporto per il beneficio di entrambi.
Promuove quindi pratiche sostenibili per la cura e il rispetto dell’ambiente e un cammino di risveglio sensoriale che riallinei alla natura il proprio sentire.
In questo senso si avvale di contributi interdisciplinari che spaziano in diverse direzioni. Dalla terapia al counseling, dall’antropologa all’educazione e formazione aziendale, per poi dirigersi verso applicazioni quali la naturopatia, l’urbanistica e l’architettura per affrontare con consapevolezza la realizzazione e l’organizzazione del nostro spazio vitale.
Il primo testo che ha portato alla diffusione di questa nuova disciplina è stato The voice of the Earth di Theodore Roszak, edito nel 1992 . Roszack è uno storico della cultura appartenente al gruppo di studio all’Università di Berkeley, presieduto dallo psicologo e giornalista Robert Greenway.