STORIA DEL PARQUET: DAL PARQUET MOSAICO ALLA MOQUETTE
Il suo nome francese mette subito le cose in chiaro: è in Francia chi si è fatta la storia del parquet. Per questo, nel nostro viaggio alla scoperta della storia del pavimento in legno, non possiamo esimerci dall’analizzare quello che è successo a casa dei nostri cugini d’Oltralpe. Nello scorso appuntamento abbiamo parlato di lotte sindacali, diritti e conquiste. Oggi apriamo una parentesi su qualche aspetto più tecnico, che riguarda il modo di intendere lamelle, listoni e posa del parquet: focus di oggi, il parquet mosaico.
IL PARQUET MOSAICO: IL BOOM NEGLI ANNI CINQUANTA
La nascita del cemento armato ha rivoluzionato il modo di costruire e condotto alla creazione di un numero importante di nuovi materiali adatti alle esigenze di questa nuova tecnica. La Società Noël, per esempio, dopo la Prima Guerra Mondiale ha inventato un parquet di nuova concezione, chiamato parquet mosaico (il formato lamellare). Le prime applicazioni di questo nuovo prodotto risalgono agli anni Venti del Novecento, per raggiungere la cifra di un milione di metri quadri di parquet mosaico venduti nel 1957 e ben 4 milioni nel 1962: risultati che confermano il suo enorme successo. Successo dettato da un’idea semplicemente rivoluzionaria: il parquet mosaico razionalizza la lavorazione a macchina del fregio dei parquet. La lunghezza delle lamelle di legno va dai 12 ai 15 centimetri, lo spessore da 8 a 10 millimetri, la larghezza si attesta sui 12 centimetri. Questa tecnica triplica la quantità di parquet prodotto per lamella.
IL PARQUET MOSAICO E LE LAMELLE A QUADROTTE
In cantiere, il parquet mosaico permette di guadagnare altezza. la sua posa è rapida, grazie al pre-assemblaggio in quadrotte in cui, grazie all’accostamento di più elementi, si formano dei quadrati che, nella posa in opera, venivano orientati ortogonalmente rispetto a quelli adiacenti. Sulle quadrotte veniva steso un foglio di carta adesiva per mantenere in posizione tutte le lamelle fino alla posa, che avveniva per incollaggio. A quel punto, si rimuoveva il foglio di carta. Questo processo, ovviamente, è possibile solo alla condizione che il parquet mosaico possa essere incollato, carteggiato e protetto. La prima tecnica del collage risale intorno al 1930: si tratta di cemento di magnesio, mix di cloruro di magnesio, cemento, sabbia e acqua. Il parquet, sotto, è scanalato per permettere una migliore adesione della colla.
L’ARRIVO SUL MERCATO DELLA COLLA VINILICA
Il cemento di magnesio è stato abbandonato quando sono apparsi i primi tipi di riscaldamento a pavimento. Ci rese anche rapidamente conto che i tubi metallici che passavano sotto al pavimento venivano corrosi da questo sistema di posa a colla, con il rischio di provocare allagamenti. Gli anni ’50 registrano l’arrivo sul mercato della colla vinilica: utilizzata immediatamente per tutti i parquet mosaico. Molto facile da usare, il suo solo difetto è quello di contenere molta acqua, e di conseguenza di essere molto sensibile al gelo. Contemporaneamente, si passa dalla levigatura a mano a quella meccanica.
LE VERNICI PER LEGNO: DALLA SCANDINAVIA ALL’APPENNINO BOLOGNESE
Nel secondo Dopoguerra “apre” anche il mercato delle vernici per il legno. Le prime appaiono nei Paesi Scandinavi, in Francia, in Italia, dove, ai piedi dell’Appennino bolognese, c’è un’azienda che produce vernici per il legno. L’ha tirata su Giancarlo Cocchi, illuminato imprenditore che intercetta il boom dell’industria del legno. Quell’azienda ai piedi dell’Appennino bolognese era il nucleo, il primo seme di quella che, dopo vicissitudini e avventure per il mondo, diventerà la Renner Italia per come la conosciamo oggi.
Tornando in Francia, la concorrenza sempre più dura, la nascita di nuovi stili – la moquette e i tappeti agugliati, in primis –, lo sviluppo di nuove tendenze – linee più sobrie, naturali ed eleganti del parquet mosaico – hanno segnato la fine di questo prodotto che aveva caratterizzato la prima metà del Novecento.