Cosa sono le classi di durabilità del legno?
Come abbiamo spesso visto, parlando delle singole essenze legnose con cui vengono realizzati i parquet, ci sono specie più adatte all’uso in esterno o in ambienti umidi. Essenze come il teak, l’itauba, il paldao, il bangkirai o la robinia possono infatti essere impiegate per il decking. Questo dipende dalla loro resistenza agli elementi, alle muffe e ai funghi, agli insetti e ai batteri che causano la disgregazione del materiale.
Come si valuta questa resistenza? Esiste una scala, frutto di una normativa che stabilisce, appunto, le classi di durabilità del legno.
Indice
I fattori che influenzano la durabilità del legno
- Specie legnosa: alcune specie legnose sono naturalmente più resistenti al degrado di altre.
- Densità del legno: il legno più denso è solitamente più resistente al degrado.
- Presenza di sostanze chimiche naturali: alcune specie legnose contengono sostanze chimiche naturali (ad esempio tannini, fenoli, alcaloidi), che le rendono più resistenti all’attacco di funghi e insetti.
- Condizioni ambientali: il legno si degrada più rapidamente in ambienti umidi e soggetti a sbalzi di temperatura.
La norma di riferimento: EN 350:2016
A occuparsi della classificazione della durabilità del legno massiccio (e dei materiali a base di legno) è la norma UNI EN 350:2016.
Questa si riferisce ai manufatti in legno in generale e non solo alle pavimentazioni. Essa spiega come testare, determinare e classificare tale durabilità verso gli agenti biologici xilofagi che degradano il legno. Tali agenti sono:
- i funghi ligniferi;
- gli insetti come le termiti e i coleotteri;
- gli organismi marini.
La capacità intrinseca del legno di resistere al naturale a tali agenti, senza l’applicazione di alcun protettivo, è detta durabilità naturale. In alcuni casi (come ad esempio nel teak, nell’ipe, nell’iroko, nel cumaru e in genere in molte essenze esotiche) questa è alta e consente l’utilizzo del legno in esterno senza trattamenti.
Per migliorare la durabilità del legno si fa appunto ricorso a trattamenti preservanti. Questi possono essere di vari tipi. Tra di essi ci sono le finiture, come ad esempio l’olio per decking della gamma Solid di Renner Italia. Si chiama SoliDeck ed è un protettivo all’acqua specifico per parquet da esterno. È idrorepellente, ha una buona resistenza al calpestio e protegge il legno dagli agenti naturali e dai raggi UV che causano l’ingrigimento del materiale.
Le classi di durabilità del legno
La norma suddivide le classi di durabilità in base all’agente.
Per i funghi ne specifica cinque, e da esse è possibile stimare anche una potenziale aspettativa di vita del legno:
- DC 1: molto durabile. Fanno parte di questa categoria il teak, il cumaru e la robinia. Possono durare più di 20 anni.
- DC 2: durabile. Rovere, bangkirai. Dai 15 ai 25 anni.
- DC 3: moderatamente durabile. Larice. Dai 10 ai 15 anni.
- DC 4: poco durabile. Abete. Dai 5 ai 10 anni.
- DC 5: non durabile. Faggio, frassino. Meno di 5 anni.
Riguardo ai coleotteri due:
- DC D: durabile;
- DC S: non durabile.
Per le termiti tre:
- DC D: durabile;
- DC M: moderatamente durabile;
- DC S: non durabile.
Per gli organismi marini tre:
- DC D: durabile;
- DC M: moderatamente durabile;
- DC S: non durabile.
Le classi di durabilità del legno in relazione all’utilizzo e all’impregnabilità
Le classi di durabilità sono sicuramente importantissime ai fini della scelta dell’essenza giusta da utilizzare per il proprio parquet, da interno o da esterno che sia. Tuttavia, essa va messa in relazione con altre due classificazioni (e relative normative), di cui ci occuperemo in altri articoli: la classe di utilizzo e la classificazione di penetrazione e ritenzione del preservante.