Come smaltire il parquet: dove buttare un pavimento in legno
In caso di ristrutturazioni, lo smaltimento dei rifiuti prodotti è un aspetto cruciale. Non solo per questioni legislative ma anche e soprattutto nel massimo rispetto dell’ambiente, sempre di più messo a dura prova dalle attività umane, è necessario agire secondo le norme. Così come si pone il problema per calcinacci, laterizi, cemento, sanitari e piastrelle, allo stesso modo occorre gestire al meglio anche i pavimenti in legno. Come smaltire il parquet?
- Cosa dice la norma
- Perché smaltire il parquet?
- Dove smaltire il parquet?
- Riutilizzare il parquet usato invece di smaltirlo
- Perché è importante scegliere prodotti per parquet amici dell’ambiente?
- In futuro potrebbe occuparsene un consorzio
Cosa dice la norma
Il Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, norme in materia ambientale, sancisce che l’onere di smaltire le macerie provenienti da lavori edili è a carico del soggetto che produce le suddette. Di conseguenza chi produce i rifiuti deve provvedere a portarli all’impianto di smaltimento o affidarsi a ditte specializzate.
In occasione di lavori importanti, affidati a professionisti e imprese edili, saranno quindi queste, nella maggior parte dei casi, a occuparsi dei materiali.
Quando però si opta per fare i lavori in proprio bisogna anche assumersi la responsabilità dello smaltimento.
Perché smaltire il parquet?
Il legno è un materiale resistente, versatile, durevole e naturale, ed è biodegradabile, ma bisogna tener presente che la degradazione anaerobica del legno produce metano e anidride carbonica che non fanno bene all’ambiente e contribuiscono all’effetto-serra. Per questo è importante recarsi in un centro raccolta e liberarsi del legno che non serve più destinandolo agli appositi container che raccolgono questo materiale.
Una volta giunto a destinazione, il legno viene ripulito e frantumato in piccoli frammenti chiamati chip.
Tra le altre cose, può diventare combustibile per le stufe oppure fonte di cellulosa per l’industria cartaria.
Inoltre, grazie all’uso di retine, si possono ottenere dei pannelli da usare nell’industria dell’arredamento o, in edilizia, come rivestimenti.
Dove smaltire il parquet?
Innanzitutto è assolutamente essenziale sapere che non è possibile gettare un pavimento in legno — nemmeno il più piccolo elemento — tramite i cassonetti tradizionali o la raccolta porta a porta.
Quelli derivanti da attività di costruzione, demolizione e ristrutturazione sono rifiuti speciali.
Se in quantità superiori ai 30kg, il consiglio è di affidarsi a ditte specializzate — ce ne sono in ogni provincia.
Qualora invece si tratti di piccole o piccolissime quantità, i luoghi deputati al conferimento sono gli appositi centri di raccolta o le isole ecologiche.
Il consiglio, comunque, è sempre quello di contattare il proprio comune e/o l’azienda che si occupa dei servizi ambientali del territorio, sia per verificare se l’isola ecologica accetta questo tipo di rifiuto, sia per evitare spiacevoli conseguenze in caso di inconsapevoli violazioni.
Riutilizzare il parquet usato invece di smaltirlo
Partiamo con il presupposto che il parquet può essere ancora una risorsa anche se usurato o rovinato. Prima di liberarci del vecchio pavimento in legno valutiamo bene la possibilità di riutilizzarlo in casa, magari sbizzarrendoci con qualche lavoretto. In questo articolo spieghiamo cosa fare con le assi del parquet avanzate.
L’importante è ridurre al minimo i materiali di scarto e provare a dare una seconda vita a tutti quei rifiuti che possono essere ancora utili.
Perché è importante scegliere prodotti per parquet amici dell’ambiente?
Per evitare di contaminare il legno con sostanze tossiche per l’uomo e dannose per il pianeta, è necessario considerare con cura quali prodotti usare per finiture e manutenzione del proprio pavimento in parquet.
La gamma Solid di Renner Italia è studiata proprio per garantire un impatto ambientale minimo, grazie a vernici all’acqua, ritrovati atossici sia per la decorazione che per la protezione del legno e abbattimento del 95% delle esalazioni di solvente.
Seguendo gli obiettivi del Rennerlab – Eco Friendly lavoriamo senza sosta per:
- abbattere le emissioni
- eliminare le sostanze nocive
- innalzare la qualità dell’aria indoor
- creare luoghi più sani e vivibili
- compartecipare alle politiche di risparmio di materiali e di energia
In futuro potrebbe occuparsene un consorzio
Da diversi anni, in molti settori, le normative si stanno sempre più orientando verso l’economia circolare e la cosiddetta EPR. Si tratta di un acronimo che sta per Extended Producer Responsibility, in italiano Responsabilità Estesa del Produttore.
In cosa consiste? Per citare il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica: «i produttori di prodotti che, una volta utilizzati, potrebbero essere considerati rifiuti, sono sottoposti ad alcuni obblighi al fine di promuoverne la riduzione e migliorarne il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero».
Tradotto in parole povere, le aziende di un determinato settore si consorziano per recuperare, smaltire ed eventualmente riciclare prodotti giunti al loro fine vita.
Regole di questo tipo — e consorzi che se ne occupano — esistono già per:
- imballaggi e i rifiuti degli imballaggi;
- rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (i cosiddetti RAEE);
- pile e accumulatori;
- oli e grassi vegetali e animali esausti;
- oli minerali usati;
- rifiuti di prodotti in polietilene;
- pneumatici fuori uso.
Ad aggiungersi alla lista potrebbero presto essere anche mobili e altri prodotti d’arredo. Lo scorso 27 giugno, infatti, in occasione della sua assemblea annuale, FederlegnoArredo — che riunisce anche le aziende operanti nel settore dei pavimenti di legno — ha presentato Re-Design.
Si tratta di un consorzio EPR che dovrà occuparsi del fine vita del prodotto di arredo all’interno della filiera. L’idea è che le aziende parte del progetto si facciano trovare pronte nel momento in cui dovessero essere emanate leggi di Responsabilità Estesa del Produttore anche per il mondo degli arredi.