L’AMAZZONIA BRUCIA, UNA MINACCIA PER IL PIANETA
Parliamo quotidianamente del pregio, del valore, della delicatezza del legno. È per questo che non possiamo non rimanere colpiti da quanto sta accadendo in Brasile nelle ultime settimane. L’Amazzonia brucia, continua a bruciare da giorni. Così, oltre al verde, rischiamo di perdere il 20% della produzione di ossigeno del pianeta e il 10% della biodiversità mondiale. Perché, lo ricordiamo, la Foresta amazzonica è la più grande foresta pluviale del pianeta.
L’AMAZZONIA IN GINOCCHIO
Secondo l’Istituto di ricerca spaziale nazionale (Inpe), solo quest’anno (dal primo gennaio al 19 agosto), gli incendi in Brasile sono aumentati dell’83% rispetto allo stesso periodo del 2018. Nello stesso periodo sono 73 mila i roghi registrati, di cui oltre la metà proprio in Amazzonia. Uno studio dell’Ipam, l’Istituto di ricerche ambientali in Amazzonia, mostra che nel 2019 il loro numero è già superiore al 60% rispetto agli ultimi 3 anni. Sono migliaia i roghi che vengono accesi ogni giorno, principalmente nel bacino del Rio delle amazzoni. Lo Stato di Amazonas ha dichiarato un’emergenza nel Sud e nella capitale Manaus, e anche nello Stato di Acre, al confine con il Perù, è stata dichiarata un’allerta ambientale a causa degli incendi.
DIETRO GLI INCENDI C’È LA MANO DELL’UOMO
Gli incendi sono dolosi. La principale causa è la deforestazione: l’uso del fuoco è una tecnica comunemente utilizzata. La direttrice dell’Ipam l’ha confermato: “Nella grande foresta non esistono incendi che divampano per cause naturali”. Come spiega Focus.it, i livelli di umidità in questo ecosistema dal clima equatoriale sono tali da rendere altamente improbabile lo sviluppo di incendi spontanei. Invece, nella stagione secca, da giugno a novembre, allevatori e coltivatori bruciano porzioni di foresta per fare spazio a nuovi pascoli o sottrarre alla foresta terreno per nuovi appezzamenti agricoli. Si tagliano gli alberi, si lascia il legname ad asciugare e quindi lo si brucia, usando le ceneri per fertilizzare il suolo. Al ritorno delle piogge, a novembre, dal terreno fertile nascerà prato per nutrire il bestiame”.
IN 7 ANNI PERSA UN’AREA GRANDE COME LA GERMANIA
Tra il 2000 e il 2017 l’Amazzonia brasiliana ha perso un’area forestale equivalente alla superficie della Germania. Rispetto all’inizio del nuovo secolo, ci sono circa 400 mila chilometri quadrati in meno di area verde, secondo uno studio condotto da un gruppo di ricerca dell’Università dell’Oklahoma pubblicato sulla rivista Nature Sustainability. L’impressionante dato è più del doppio rispetto a quello di 180 mila km quadrati fornito, per lo stesso periodo, proprio dall’Inpe. Il concetto di foresta disboscata e la qualità delle immagini analizzate dal satellite utilizzato nella nuova ricerca, con meno interferenze da nuvole e ombre, sono indicati come fattori per la discrepanza nei risultati.
L’AMAZZONIA, POLMONE VERDE E CULLA DELLA BIODIVERSITÀ
Scrive Wwf Italia in una nota: “A causa della deforestazione, la foresta amazzonica nel territorio brasiliano sta perdendo una superficie equivalente a oltre tre campi da calcio al minuto e siamo sempre più vicini a un punto di non ritorno per quello che non è ‘solo’ il più grande serbatoio di biodiversità del Pianeta, ma rappresenta uno dei pilastri degli equilibri climatici”. Le foreste pluviali, spiega Wwf Italia, svolgono un ruolo fondamentale di contrasto al riscaldamento globale e senza la loro presenza rischiamo di perdere fra il 17 e il 20% di risorse di acqua per il Pianeta, un numero pari a 6,7 milioni di km quadrati di territori boschivi, e il 20% della produzione di ossigeno della Terra. A questo si aggiunge il rischio della perdita di habitat per 34 milioni di persone. Storicamente, in questa regione, l’uso del fuoco è direttamente collegato alla deforestazione, perché è una delle tecniche utilizzate. “Secondo l’Ipam – continua Wwf Italia –, i 10 comuni dell’Amazzonia con il maggior numero di incendi sono gli stessi con il maggior numero di disboscamenti e ad aggravare la situazione sono state le recenti politiche del presidente Bolsonaro, più mirate allo sviluppo che alla conservazione, e che in pratica sono state un incentivo alla deforestazione”.
L’APPELLO DEL WWF PER L’AMAZZONIA
Per questo Wwf lancia un appello: “Lo scorso aprile le immagini di Notre Dame in fiamme hanno creato uno straordinario moto d’animo che ha spinto persone in tutto il mondo a piangere e soffrire per Parigi, ma anche a mobilitarsi. Oggi c’è bisogno della stessa voglia di reazione per quello che sta accadendo a quegli ecosistemi unici e irripetibili che non sono stati creati dall’uomo, ma sono fondamentali per la sua sopravvivenza e stanno rischiando di scomparire per sempre”.
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