Il parquet in cumaru
Il legno ha molte essenze, e ciascuna di esse ha le proprie particolarità. Sono caratteristiche estetiche, meccaniche e fisiche che le rendono più o meno adatte a particolari usi e ambienti. Oggi andiamo a scoprire il parquet in cumaru, che si produce a partire da una pianta esotica.
Indice
Da dove viene il parquet in cumaru
Il nome scientifico della pianta dalla quale si ricava il legno di cumaru è Dipteryx odorata. Si tratta di un albero che appartiene alla famiglia della Fabaceae, di cui fanno parte anche palissandro, doussié, merbau, acacia e wengé.
Il cumaru è inoltre conosciuto come teak brasiliano (sebbene non sia “imparentato” con il teak asiatico) o kumaru. Cresce prevalentemente in Sud America, nelle zone più umide e boschive del Brasile, del Guyana, del Suriname, della Bolivia, della Colombia, del Perù, del Venezuela e di Trinidad e Tobago. Viene però coltivato pure in Africa, in Kenya e Nigeria.
L’albero può raggiungere i 25/30 m di altezza e il diametro del tronco può superare il metro. Ha una corteccia grigia e liscia. Il durame è marrone rossastro, ma il colore può variare.
Quando è appena tagliato, il legno di cumaru presenta un odore particolare, per alcuni leggermente sgradevole, con aromi aspri, ma che ricordano la vaniglia e la cannella. Al tatto sembra cerato.
Viene spesso confuso con l’Ipe. Per distinguerli basta esporre il durame a una luce nera: quello di cumaru emette una certa fluorescenza.
Come viene utilizzato il legno di cumaru
Il legno di cumaru si usa per carpenteria pesante, traversine ferroviarie, strutture pontili, costruzioni navali e impiallacciature. Si impiega anche per mobili, pavimenti, maniglie e oggetti torniti. Per la sua resistenza agli agenti atmosferici è molto apprezzato soprattutto per l’uso esterno, dal decking ai gazebo, dalle pergole alle cancellate, fino agli arredi da giardino.
La Dipteryx odorata produce dei frutti simili a quelli del mango. Il seme di tali frutti (scuro e simile a un dattero) viene fatto seccare e consumato. Si tratta della fava tonka, molto usata in cucina (per aromatizzare i dolci) e nel settore cosmetico. Questo seme, che profuma di vaniglia, mandorla, miele e cannella (ma anche tabacco ed erba tagliata), contiene un composto chimico chiamato cumarina, isolato per la prima volta nel 1868.
I pregi del parquet in cumaru
- Ha un’ottima durabilità.
- La sua stabilità dimensionale è alta.
- Resiste agli agenti atmosferici.
- Resiste agli attacchi di funghi e termiti.
- Ha una grande resistenza agli urti.
- È relativamente economico.
I difetti
- Il cumaru è un legno difficile da lavorare. Soprattutto l’essiccazione è una fase molto delicata.
- Ha un alto contenuto di olio e quindi presenta difficoltà nell’incollaggio. Necessita l’uso di chiodi o viti per essere fissato.
- Se posato all’esterno come decking tende a ingrigire per via dell’azione dei raggi UV.
Qualche consiglio per far durare a lungo il proprio parquet in cumaru
La naturale patina oleosa che caratterizza questo legno potrebbe dare qualche problema in fatto di scelta delle finiture da applicare a un parquet in cumaru. Per questo vanno adoperati prodotti di qualità, capaci di valorizzarne la bellezza e preservarne le caratteristiche il più a lungo possibile.
Trattandosi di un’essenza usata principalmente per il decking, consigliamo un olio da esterno come SoliDeck, della gamma Solid di Renner Italia.
È un prodotto che si applica con rullo oppure a pennello, ed è a base di oli emulsionanti e resine all’acqua. È idrorepellente, resiste bene al calpestio ed è inoltre dotato di speciali filtri UV che schermano i raggi solari più dannosi, mantenendo a lungo il colore del cumaru e rallentando l’ingrigimento.
Come tutti i legni da decking trattati con olio, anche quello di cumaru richiede una manutenzione costante. Con SoliDeck, tuttavia, l’applicazione è piuttosto rapida.
Per la pulizia quotidiana, infine, basteranno panni e scope, applicando, in caso di sporco, un detergente neutro specifico come SolidClean.