Il parquet in wengé
Quando si deve scegliere il parquet da posare in casa è importante conoscere le varie essenze del legno, perché ciascuna di loro ha diverse caratteristiche, non solo estetiche, che possono adattarsi meglio — oppure no — ai vari ambienti dell’abitazione o ad usi particolari. Stavolta scopriamo il parquet in wengé.
Da dove proviene il wengé?
In botanica, l’albero che comunemente chiamiamo wengé, da cui si ricava l’omonimo legno, ha il nome scientifico di millettia laurentii. È un albero della famiglia delle fabacee, o leguminose. Proviene dalle foreste tropicali dell’Africa centro-orientale, più precisamente dalla Repubblica Democratica del Congo, dalla Tanzania e dal Mozambico.
Per crescere il wengé ha bisogno di molta umidità e di un clima tropicale, tanto che anche in Asia e in America del sud hanno tentato di coltivarlo, ottenendo discreti risultati.
Può raggiungere i 25 metri di altezza e il tronco superare 1 metro di diametro. Come l’ebano, essendo il suo peso specifico maggiore di quello dell’acqua, non galleggia.
Le caratteristiche del wengé
Il legno che si ricava da questa pianta è generalmente di colore scuro.
Le diverse colorazioni del wengé sono date dalle differenti tonalità e dimensioni dell’alburno (cioè la parte legnosa più giovane del tronco, che è biancastra) e del durame (che invece è quella più interna, che circonda il midollo, ed è scura).
Le venature sono sottili e fitte, solitamente scure, ma possono essere tendenti al giallo in base alla presenza e alla quantità di sostanze minerali.
Il wengé è noto per la sua durezza e la sua compattezza. È tra i legni più resistenti in commercio ed è poco deformabile.
Scarsamente sensibile alla stagionatura, sopporta molto bene l’umidità e si conserva nel tempo.
Si assembra meglio con chiodi e viti e, per via delle secrezioni resinose, non si presta molto all’uso di colle.
In Africa è molto utilizzato per costruire percussioni. Grazie alla buona risonanza, viene anche utilizzato in liuteria per la realizzazione di chitarre e bassi. Col wengé si possono fabbricare inoltre scacchiere e scacchi.
Tra gli usi più diffusi: pavimentazioni, infissi, mobili, scale e persino attrezzi sportivi, come tavoli e stecche da biliardo e racchette da ping-pong.
I pregi del parquet in wengé
- Sopporta molto bene l’umidità, ed è particolarmente indicato in ambienti come il bagno, dove infatti è molto utilizzato anche per gli arredi.
- Si conserva bene nel tempo.
- È molto resistente all’attacco dei parassiti.
- È molto resistente all’usura, e può essere utilizzato anche all’esterno e in zone ad alto calpestio.
- La tonalità scura e le particolare venature lo rendono una scelta molto elegante per gli interni.
I difetti del parquet in wengé
- Essendo un legno particolarmente difficile da lavorare — tende a scheggiarsi e persino a rovinare gli attrezzi da taglio — i costi sono spesso elevati.
- Per via delle tonalità scure, la polvere si nota subito.
- Si macchia molto facilmente.
Trattamento e cura del wengé
La manutenzione ordinaria e straordinaria del parquet in wengé può essere più complessa rispetto ad altre essenze.
A causa del suo colore particolarmente scuro è necessaria una pulizia giornaliera per polvere ed eventuali macchie.
Con un panno ben strizzato, da passare nel senso della venatura del legno, si possono togliere gli aloni, magari aiutandosi con un detergente neutro come SolidCLean oppure, per le macchie più ostinate, SolidSuperClean.
Occorre però prestare attenzione nelle fasi di pulizia. Un eccessivo strofinamento o interventi troppo energici possono causare scheggiature o scolorimenti.
Per quanto riguarda le finiture del parquet, il wengé si presta sia all’utilizzo di oli impregnanti che di vernici.
Come oli, consigliamo SolidOil o SolidOilNature per il parquet interno, mentre SoliDeck è più indicato per quello esterno.
Essendo un’essenza scura, è bene trattare con due o tre mani.
Per ciò che concerne le vernici, trattandosi di un legno scuro e particolarmente duro, occorre prima impiegare un fondo isolante all’acqua come SolidBase, catalizzato al 10% con l’induritore Solid2K per migliorare il risultato estetico e l’aggrappaggio del ciclo di lavorazione.
Dopodiché si può trattare con le vernici ad acqua SolidNature, SolidClassic o SolidCrystal (in base al risultato che si vuole ottenere, più o meno brillante), applicando una o due mani.